Stefano Rambaldi nelle sue opere distilla sapientemente luce, materia e memoria. È soprattutto l'intensità, il colore, la forma della luce che si trasmette attraverso uno spazio a interessarlo. Spazio che a sua volta quella riflette, rinfrange oppure quasi completamente assorbe.
Il supporto non translucido diventa luogo di ogni memoria che l'operatività dell'artista propone. Sono codici binari o ternari dell'oro e dell'argento o ancora posizionali diversi a dare senso compiuto e corpo alle campiture. Ogni parcella tiene uno spazio, diventa un oggetto/testo visuale.
Rambaldi crea delle architetture.
Saggia la componente dinamica della luce per sviluppare installazioni spaziali nelle quali invita lo spettatore ad entrare.
È il gioco delle variazioni, della mobilità e dell'emergere sottile delle apparenze che si sviluppa nella resistenza della materia e dei supporti. Una intemporalità di un messaggio pregnante, capace di acquisire forma durante il processo e di dare un senso al tutto.
Ferrara, ottobre 2018
Gianni Cerioli