Un artista in viaggio, capace di trasmettere piacere ed attenzione per la materia, la forma il segno, capace di comunicare l’analisi delle emozioni.
Così si presenta Stefano Rambaldi, autore eclettico, che tramite la scultura è approdato, attraverso varie fasi espressive, ad una pittura essenziale ed esistenziale. Un percorso che ha le sue radici nella semplificazione, nella sintesi esatta della materia, attraverso un’evoluzione continua e meditata.
La scultura di Rambaldi rappresenta il punto di partenza di un’elaborazione che, al giorno d’oggi, può essere definita ‘controcorrente’, perché non basata sull’istintività del gesto, sull’immediatezza, ma che è frutto di una costante ricerca.
Un approfondimento che nella coerenza trova la propria forza e la propria esattezza, che è leitmotiv di tutto il suo cammino artistico. Il tema del percorso, dell’itinerario è alla base del suo raffinato lavoro.
E’ il labirinto che emerge sia nelle opere scultoree che nei dipinti. Labirinto inteso non come rompicapo o percorso obbligato, cieco, ma come moto perpetuo, esplorazione dell’infinito attraverso la definizione dello spazio. Una strada che si apre, che occorre compiere in tutta la sua interezza per rinascere a nuova vita.
Un viaggio, questo, che può essere lungo ma che non conduce all’errore perché nel labirinto c’è un’uscita, sempre. Così il labirinto esce dalla sua connotazione inquietante dalla sua dimensione di smarrimento e diviene sinonimo di evoluzione e di continuità nel progresso.
Ecco, allora, che ad un tratto, la linea giunge naturalmente ad interrompersi e l’artista arriva a percorrere parallelamente le strade espressive scultorea e pittorica. E’, questo, il momento di equilibrio e di transito, nel quale Rambaldi arriva a creare sculture che esplorano il colore e si legano in modo diretto alla pittura, in una sintesi pura che è anche ricerca sempre più aperta, e non propriamente minimalista, di emozione.
Come sempre, le opere di questo artista rappresentano una complessa e lunga elaborazione creativa, che trova la sua realizzazione in un’espressione giustamente definita e, come si diceva, assolutamente non immediata. Rambaldi sa dare corpo alla più profonda meditazione e riesce, nel suo costante e preciso cammino, a giungere ad una creazione più pura di elementi.
Sono geometrie quasi sonore, venate di lirismo eppure immediate nella loro apparente semplicità chiaro-sculturale. In realtà è un linguaggio complesso, quello che emerge in queste opere di Rambaldi, che riassume anche la sua ricerca di arcaicità e di radici. Non è un caso che questa approfondita indagine sia passata anche attraverso l’acquisizione di elementi propri dell’Oriente, culla della civiltà.
Prima di giungere alla sua attuale configurazione espressiva, estremamente definita e dinamica, l’artista ha fatto propri l’oro di Bisanzio, elemento che nelle sue opere diviene apice di astrazione ed al contempo principio unificante del colore, in preziose ed appassionanti soluzioni di coniugazione materica, che a volte riportano alla dimensione del mito ed offrono suggestioni etniche splendidamente ricercate e non puramente decorative.
Si tratta, infatti, di elaborazioni che danno vita a forme principalmente fantastiche,
nate da una profonda coscienza e da un’innegabile conoscenza culturale. La conoscenza non è soltanto memoria, è apprendimento costante, progresso infinito, ricerca, capacità di seguire il segno. Di un guidato percorso, come nei labirinti dell’antichità.
Il segno, quindi, che nelle ultime opere di Stefano Rambaldi vive, insieme al colore, in un simbolismo meditato e fantastico. Non è casuale il fatto che egli riesca ad eccellere anche nell’incisione. Anche il titolo di questa sua pubblicazione non è casuale: Sampling.
Per l’artista Sampling significa giustamente assaggiare, campionare, fino a giungere all’estrema sintesi di segno e colore.
L’artista, infine, approda alla sua maturità, attuale ma sicuramente non definitiva, e trova nel lavoro su grande dimensione la possibilità di fornire una diversa aspettativa: la linea non è più elevamento del segno ma si incontra ripetutamente in trame ed orditi, quasi a creare un telaio per tessere lo spazio.
Non si tratta di un semplice gioco d’incastri fondato su elementi numerici ed intellettuali.
La linea diviene orizzonte, pentagramma, elemento non soltanto visivo ma griglia che accoglie il colore, lo lega a sé in una rappresentazione complessa, di estrema sintesi emotiva, addirittura venata di musicalità.
Non è certamente la semplicità la chiave di lettura delle opere di Rambaldi: in esse vivono la scoperta continua, il dialogo tra passaggi e situazioni che non sono sempre definiti ma mai definitivi, la sintesi pura dello spazio e della materia, elementi principi della vita che divengono strumenti per indagare l’infinito delle emozioni.
Modena, settembre 2008
Cristina Boschini